venerdì 17 febbraio 2012

cerebello-frontali.
Questo stesso approccio, in cui delle attività "problematiche" (o d'apprendimento) sono condotte talvolta assieme, talvolta separatamente, pur integrando il calcolo mentale, può adattarsi ad altre funzioni fisiologiche e alla motricità generale di cui si occupano psicomotricisti e kinesiterapisti.

La "riabilitazione cognitiva" di Carlo Perfetti.
Benché nel decennio’70, la neurofisiologia sostenesse, ancora, che le afferenze tattili non hanno valore informativo per il SNC e che il tatto non contribuisce alla programmazione del movimento, benché le rieducazioni neuromotorie continuassero a disinteressarsi della motilità della mano, sconsigliando, perfino, d'occuparsene, vista la difficoltà ad ottenere risultati significativi, alcuni terapeuti, e in particolare Carlo Perfetti, cominciavano a utilizzare il canale delle afferenze tattili, fuori dal controllo visivo, onde restaurare le connessioni tra segmenti di membra e circuiti cerebrali, attribuendo alla mano, organo, simultaneamente, di movimento e di senso (tatto), un ruolo importante.
La neurovisuoalizzazione avrebbe progressivamente confermato l'importanza della mano e del tatto nella programmazione della sequenza muscolare, mostrando che l'area motrice primaria (che non é controllata dagli occhi) riceve, direttamente, non solo informazioni articolari e muscolari, ma anche informazioni tattili, provenienti dalla pelle degli arti[1].
La relazione diretta tra ricettori tattili e di movimento e corteccia motoria, spiega perché, senza un dialogo efficace tra corpo e ambiente, il soggetto non sarà in grado di ottenere una motricità sofisticata e dovrà utilizzare movimenti di tipo compensatorio, stereotipati, imprecisi o incerti. Infatti, qualora una lesione comprometta la ricettività e l'integrazione delle informazioni tattili, pressorie e di movimento degli arti, il soggetto sarà privato degli input di cui dovrebbe disporre in permanenza. Mancando queste informazioni, diventa impossibile organizzare quei movimenti, anche inconsci o involontari, indispensabili per l'agilità, la scioltezza e la spontaneità dei gesti che, abitualmente, si compiono senza bisogno né d'una decisione, né d'informazioni visive o uditive : adattabilità, fluidità, rapidità del moto ne sono gravemente diminuite, come pure la capacità di compiere attività globali.

Proclamando che "il cervello non contiene muscoli" e che, per pianificare correttamente un movimento, le aree motorie devono disporre tanto d'informazioni muscolari, articolari, tendinee, che d'afferenze tattili (della mano e del rivestimento corporeo[2]), Perfetti elabora una delle prime forme di riabilitazione  basate sulle scoperte della neurofisiologia e su una concezione moderna dell'organizzazione del movimento, in cui gli esercizi di riabilitazione tendono a ridare al paziente la possibilità di costruire rappresentazioni mentali a partire da informazioni raccolte dal corpo, esplorando l'ambiente. Rivolto, all'inizio, all'emiplegia, il ventaglio degli esercizi terapeutici si allarga e si differenzia per trattare pazienti colpiti da altre lesioni cerebrali o/e cerebellari.
Il paziente é posto in condizioni d'apprendimento, grazie ad esperienze sensitive che gli pongono dei problemi di riconoscimento di forme, strutture, contorni, curve, lunghezze, spessori, altezze, larghezze, diametri, orientazioni, pesi, densità, pressioni, sfioramenti, traiettorie… che devono esser risolti raccogliendo informazioni, non già con gli occhi, ma con i diversi segmenti del corpo (polpastrello, palmo, mano, piede…) utilizzato come una vasta superficie ricettrice articolata.
Benché nella nostra cultura la vista rappresenti il senso dominante, le informazioni che essa trasmette alla corteccia visiva non bastano a organizzare movimenti raffinati.
Oltre a modificare la mappa delle rappresentazioni sensoriali, inducendo un potenziamento delle capacità percettive degli stimoli tattili, cinestesici, pressori... l'esclusione della vista permette di sollecitare specificamente i collegamenti tra i ricettori dei vari segmenti del corpo e le aree della corteccia motoria ai quali sono direttamente collegati, in modo da restaurarne la funzionalità. Inoltre, chiudere gli occhi permette anche di evitare che, durante il periodo della terapia, le informazioni visive favoriscano l'elaborazione di compensazioni[3], facendo uso di schemi motorii semplificati, disponibili immediatamente, mentre le abilità più elaborate sono, ancora, in via di ricostituzione.
Durante gli esercizi, il paziente deve riconoscere forme, consistenze, posizioni, con il solo aiuto dei propri gesti. Raccogliendo informazioni sul contesto, attraverso i segmenti del corpo, deve decifrare e interpretare gli stimoli motorii, pressorii, tattili. In questa esplorazione alla cieca, interrogandosi sul significato delle sensazioni, il soggetto sollecita tanto le rappresentazioni corticali dei segmenti corporei, quanto gli schemi motorii già acquisiti, re-articolandoli, progressivamente, con i movimenti delle membra. I gesti compiuti per risolvere un un problema, contribuiscono al restauro delle sequenze motorie lese, sostituendo i circuiti interrotti, ricostruendo le
 

[1] Normalmente, il SNC gestisce le informazioni visive, uditive e somestesiche, che affluiscono in continuazione, combinandole, dinamicamente, in relazioni variabili, secondo l'azione intrapresa.
[2] Diversamente dagli altri sensi, la superficie ricettiva del tatto coincide con tutta la superficie del corpo.
[3] La neurovisuoalizzazione mette in evidenza che nella fase post traumatica, i processi di recupero spontaneo corrispondono a una netta espansione delle aree visive del lobo occipitale, mostrando l'importanza del compenso visivo.

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