venerdì 17 febbraio 2012

delle afferenze somestesiche dei vari segmenti del corpo, al di fuori della vista... al contrario il metodo Gilles utilizza il canale visivo per provocare una ginnastica linguale-labiale-vocale-respiratoria- attraverso la lettura ad alta voce, mentre i sensori dei dispositivi messi a punto da Bach-y-Rita trasmettono al cervello stimoli artificiali, attraverso la lingua (o la pelle).

I dispositivi artificiali di supplenza percettiva. (Paul Bach-y-Rita)
Nei primi anni 1960, quando l'idea della "plasticità neuronale" é ancora considerata un'eresia, Paul Bach-y-Rita, (ricercatore al Visual Sciences Institut Smith-Kettlewell di San Francisco), ne adotta il principio e, convinto che  "vediamo non con gli occhi, ma con il cervello" comincia a mettere a punto un dispositivo di sostituzione visuo-tattile per i ciechi (il SSVT : sistema de sostituzione visuo-tattile) che, nel 1969, dimostra l'interesse della supplenza sensoriale e fornisce una prova sperimentale della plasticité sinaptica. Nel decennio successivo Bach-y-Rita elabora diversi dispositivi, provvisti di vari tipi di sensori (accelerometri, giroscopi, inseriti in un casco, in un dispositivo intra-orale (IOD)… camera video integrata negli occhiali… rilevatori di pressione sul seggio d'una sedia a rotelle o nella suoletta d'una protesi di gamba artificiale…), che registrano le informazioni contenute nella luce o misurano la posizione della testa o i movimenti del corpo, ne assicurano la trasduzione in impulsi elettrici, trasmessi al soggetto, via una matrice di centinaia di elettrodi, piazzata sulla pelle del dorso, del ventre, sulla fronte, o sulla lingua (dove i ricettori sono particolarmente numerosi).
Normalizzando le vie sensoriali e correggendo le "dispercezioni", la supplenza elettrotattile favorisce la riorganizzazione cerebrale, permettendo al cervello di produrre nuovamente prestazioni coerenti ed é particolarmente utile quando l'acquisizione d'informazioni sulla posizione del corpo o sul mondo esterno é compromessa da lesioni periferiche (traumatismi, interventi chirurgici, processi degenerativi), quando i canali ricettivi disfunzionano, oppure quando la loro integrazione é compromessa da lesioni cerebrali.
La supplenza può intervenire in diversi modi : ad esempio, segnalare a un paraplegico la necessità di cambiar posizione per evitare le piaghe da decubito, sopperire alla degradazione della propriocettività della caviglia, o del piede (in caso di neuropatia diabetica periferica), sostituire la kinestesia nell'amputazione unilaterale d'un membro inferiore, facilitare il ricupero dell'equilibrio nelle lesioni vestibolari, compensare (parzialmente) l'insufficienza visiva  nei casi di cecità congenita o acquisita[1].
La supplenza elettrotattile  é stata catalogata troppo in fretta tra le pratiche generiche di stimolo sensoriale [2]; comunque la si consideri, resta il fatto che i suoi segnali artificiali devono esser interpretati attraverso un processo d'apprendimento che mobilizza intensamente le funzioni cognitive, che stimola la plasticità neuronale, favorendo la riorganizzazione dei circuiti sinaptici.
Si considerino, ad esempio, i segnali emessi dalla soletta d'una protesi di gamba : prodotti fuori dal corpo, da un dispositivo artificiale, questi impulsi, invece di risalire per il canale "canonico" del midollo spinale, arrivano al tronco cerebrale seguendo un percorso (lingua, nervo linguale, trigemino…) completamente estraneo alle vie nervose deputate al trasporto di questo genere d'informazioni; arrivano, insomma, come messaggi sprovvisti tanto d'indicazione d'origine o identità, che d'indirizzo di destinazione. Eppure, invece d'ignorarli, il cervello riesce ad interpretarli e a determinare che quell'impulso elettrico costituisce un segnale kinestesico, che contiene informazioni sul peso e sull'appoggio di uno dei due lati del corpo, destinate ad esser trattate dall'area sensitiva del piede e dalle aree motorie della caviglia e delle dita del piede corrispondente.
Una performance ermeneutica simile non é immediatamente disponibile, ma dev'essere costruita attraverso una fase di training, in cui il soggetto impara a decifrare e a manipolare le corrispondenze che collegano la posizione degli stimoli elettrici sulla lingua, alla situazione dei muscoli del proprio corpo[3].
I periodi di training si succedono per parecchi giorni, o per qualche mese, con durate che dipendono dalla resistenza del soggetto; dopo ogni seduta il paziente riesce a controllare l'attività muscolare sempre più a



[1] Il primo sistema di sostituzione visio-tattile (TVSS) messo a punto da Paul Bach-y-Rita, nel 1969, é considerato, spesso, come la prima prova sperimentale dell'efficacia della supplenza ricettiva e della plasticità sinaptica. Nelle prime versioni gli elettrodi erano messi in contatto con la schiena del soggetto; poi il dispositivo si é evoluto nell'élettrofeedback linguale (TDU : Tongue Dispay Unit) che Bach-y-Rita ha elaborato al "Tactile Communication & Neurorehabilitation Laboratory" (TCNL, Université del Wisconsin-Madison). L'attuale versione portatile permette a un cieco di nascita non già di "vedere" (dato che non si tratta di visione, nel vero senso della parola), ma di percepire, attraverso la lingua e di percorrere, ad esempio, senza aiuti esterni, un itinerario particolarmente labirintico. In Francia la TDU é sperimentata al CNAM, dall'équipe di Eliana Sampajo (già collaboratrice di Bach-y-Rita al TCNL). D'altra parte, il laboratorio TIMC-IMAG di Grenoble (in collaborazione con il TCNL) ha brevettato e sottoposto a validazione clinica diversi dispositivi d'elettrofeedback che utilizzano la supplenza percettiva, specificamente per prevenire le piaghe da decubito dei feriti al midollo spinale… per migliorare il controllo posturale e l'equilibrio degli anziani, o di persone che soffrono d'alterazioni del sistema sensori-motorio (ad esempio, amputati d'un membro inferiore, affetti da lesioni vestibolari, emiplegici…). Uno di questi dispositivi, commercializzato, negli USA, da Wicab Inc. (società fondata da Bach-y-Rita), con il nome di Brain Port (distribuito, in Italia, da Khymeia S.r.l., che dà la lista d'una decina di centri medici o paramedici dove i malati-pazienti-utilizzatori possono seguire il training), é stato espertizzato, nella riabilitazione vestibolare, dall'Unità ORL dell'Ospedale di Forlì, mentre la Clinica Neurologia dell’Università di Ferrara lo utilizza con pazienti affetti da SLA.
[2] Anche nei casi in cui il biofeedback é utilizzato in modo molto simile a un semplice segnale d'allarme, gli elettrodi piazzati sulla lingua forniscono dei segnali che il soggetto può interpretare solo mobilizzando le funzioni cognitive superiori.
[3] Concretamente, il soggetto deve imparare a mantenere il segnale elettrico al centro della lingua (oppure, al centro dello schermo della videocamera), facendo agire i propri muscoli, in modo da ritrovare una postura corretta.

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